• Eurocarni nr. 12, 2017 - A due passi da Stonehenge

  • 01/12/2017
Grande Successo per la carge Grass Fed di Razze Autoctone Inglesi

Ci volevano un veterinario pugliese con la passione per la carne impressa nel DNA e due senior vet inglesi con parecchia esperienza alle spalle per concepire una gran bella idea. Quella di selezionare capi unici, di razze pregiate come Aberdeen Angus, South Devon e Hereford, cresciuti secondo i dettami della zootecnia biologica in un ambiente totalmente naturale, al pascolo, liberi. È infatti di poche settimane fa la notizia della costituzione di una società, Stonehenge Beef Company, che ha riunito Alfonso Camassa, il medico veterinario tarantino da un paio d’anni in Inghilterra, Keith Cutler Jim Willshire, titolari della clinica Endell Veterinary Group di Salisbury, in questo nuovo progetto imprenditoriale. Di che cosa si tratta esattamente?
Stonehenge Beef Company valuta i migliori capi provenienti dall’azienda agricola biologica di James Waight, un allevatore che insieme alla sua famiglia gestisce un ampio terreno che si estende su una superficie vastissima a pochi passi da Stonehenge, nel cuore del Wiltshire.

Per spiegare il progetto bisogna comprendere il territorio nel quale ci muoviamo: stiamo parlando di una tenuta agricola di terreni leggermente collinosi che spazia su oltre 22 chilometri di diametro. La famiglia Waight è la quinta generazione di affittuari di questo terreno, di proprietà del Ministero della Difesa, che rende alquanto originale la convivenza di una realtà agricola e zootecnica di coltivazione dei terreni e allevamento dei bovini da carne in modalità biologica con le attività di training dei militari britannici. Eppure è così. E lo spettacolo è veramente mozzafiato. Vuoi per il paesaggio totalmente incontaminato, vuoi per i pascoli liberi.

Abbiamo visitato i pascoli in compagnia di due guide di eccezione: James Waight e Alfonso Camassa. «I terreni sono polifiti, coltivati rigorosamente secondo i dettami dell’agricoltura biologica, con tecniche e procedimenti sottoposti a una rigorosa certificazione da parte di enti esterni», mi spiega James, mentre ci incamminiamo verso gli animali. «Qui selezioniamo il bestiame tra 1.500 capi di razze pregiate da carne, tra Hereford, Aberdeen Angus e South Devon», sottolinea Alfonso Camassa. «Ogni giorno gli animali vengono spostati da un appezzamento all’altro per cibarsi di erba fresca. Non ci sono sbarramenti permanenti, solo barriere elettriche che seguono gli animali nei loro spostamenti».

Si tratta di un allevamento estensivo biologico dalle caratteristiche uniche. Innanzitutto per la scelta di incrociare solo capi di queste razze selezionate, che per morfologia dell’animale, resa muscolare, adattabilità e conformazione sono ideali per la produzione di carne. C’è poi il contesto allevatoriale nel quale opera Stonehenge Beef Company, tutto a loietto, trifoglio, orzo ed altre piante spontanee e fiori di campo, rigorosamente biologico e senza mai nessuna somministrazione di antibiotici o altro farmaco ai capi selezionati. Gli animali sono al pascolo per 365 giorni all’anno e il ciclo è quello della vacca-vitello. «Nell’azienda zootecnica l’unico acquisto è quello dei tori», sottolinea James.

Sul fronte della politica commerciale Stonehenge Beef Company distribuisce la carne sul mercato italiano attraverso Beef Srl di San Giacomo delle Segnate (MN), con l’appoggio di Lux Trading di Matteo Marchetti e Giorgia Tausani (www.luxtrading.it). «Per il 2018 stimiano di vendere sul mercato italiano 120 capi selezionati, da destinare al canale tradizionale delle macellerie di fascia superiore e all’alta ristorazione, ed ogni singola carcassa sarà accompagnata dalla documentazione ufficiale degli enti certificanti, affinché le informazioni arrivino nella maniera più semplice possibile ad ogni consumatore finale», precisa Alfonso. Il business plan è già realtà, con una stima per il 2019 di 180 capi e la volontà di aprire anche il mercato del Nord Europa, mentre per il 2020 c’è il progetto di iniziare gli incroci tra Wagyu e Aberdeen Angus. Buon lavoro!

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